Fotos de Josef Hoflehner
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TRAPEZISTI KAFKIANI SULL'ORLO DEL NULLA
ANDREA BAJANI
Franz Kafka era uno specialista del vuoto. In almeno due dei quattri racconti checompongono Unartista del digiuno, il vuoto è lo spazio estremo per eccellenza, quello in cui solitudine assoluta e esperienza artistica si incontrano. Il trapezista che si rifiuta di scendere dal suo trapezio, che decide di trascorrere la vita a mezz’aria, il digiunatore che pretende che il suo stomaco resti inviolato, sono due esempi di specialisti del vuoto. Sono tutti nel segno di Kafka i racconti di Esploratori dell’abisso, ultimo libro di Enrique Vila-Matas a uscire in Italia, l’ennesimo capitolo di un’opera tra le più geniali ed eccentriche oggi in Europa e non solo. Sono diciannove brevi racconti, e ogni storia è come se fosse affacciata sul nulla, come se le parole arrivassero fino al limite estremo del foglio per poi guardare giù: «più che precipitare, i miei esploratori si fermano su certe soglie e, prima di cadere, si dedicano a scandagliare l’abisso, a studiarlo. In fondo all’animo hanno un senso gaudente dell’esistenza». È in quel luogo sospeso – è lo stesso luogo in cui si aggira il protagonista di uno dei racconti, costretto a vagarenello spazio infinito,o il funambolo Maurice Forest-Meyer, che compare in molte delle storie, o lo spazio stesso del racconto a cui l’artista. Sophie Calle decide di dar vita fuori dalla pagina in una performance – che nasce la vertigine, la paura e l’allegria di fronte al vuoto che si spalanca sotto di loro. È quello lo spazio in cui sono sospesi tutti questi parenti kafkiani dell’artista del digiuno, uomini e donne «che hanno sentito il bisogno dell’isolamento radicale perché sapevano che ciò li avvicinava di più alla generale assurdità dell’esistenza e alla solitudine che prima opoi sarebbe giunta nel momento di morire».
Andrea Bajani (publicato in Il Sole 24 Hore, 2 Oct 2011)
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